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LA VERITA’ SULLA TOSSICITA’ DELLO ZUCCHERO



Lo zucchero è tossico,
per convincersene basta leggere un recente articolo realizzato dai ricercatori dell’Università della California, Los Angeles, pubblicato agli inizi di febbraio sulla prestigiosa rivista scientifica Nature e intitolato «The toxic truth about sugar», «La verità tossica dello zucchero». Che cosa dicono questi studiosi? Che lo zucchero è il nuovo nemico da combattere.

L’uomo, in tutta la sua storia, non ha mai consumato quantità di zucchero nemmeno lontanamente paragonabili a quelle odierne. «Fino a due o trecento anni fa lo zucchero non faceva parte dell’alimentazione abituale dell’uomo», sottolinea Franco Berrino dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, «era conosciuto, faceva parte delle preziose spezie importate dall’oriente, dove cresceva la canna da zucchero. Ma solo nelle case reali entrava qualche volta nelle ricette dei dolci. Con la scoperta che si poteva estrarre zucchero dalla barbabietola si rivoluzionò il mercato. Ai tempi di Napoleone si svilupparono gli zuccherifici in Europa, progressivamente i prezzi diminuirono e lo zucchero divenne alimento di tutti». E quindi una materia prima a buon mercato.

Alcuni ricercatori, tra cui proprio quelli che hanno scritto l’articolo su Nature, lanciano l’allarme: gli effetti dello zucchero, se consumato costantemente e nelle attuali quantità, possono essere paragonabili a quelli dell’alcol in termini di danni all’organismo. Diabete, sindrome metabolica, ipertensione, malattie cardiovascolari sono strettamente collegate al consumo di questa sostanza. Le Nazioni Unite hanno da poco annunciato che proprio queste malattie non trasmissibili hanno appena superato quelle contagiose per il numero di morti provocati ogni anno nel mondo, circa 35 milioni.
Attualmente, il 20 per cento delle calorie giornaliere deriva dallo zucchero. Un dato che deve preoccupare. Eppure, fino a non molto tempo fa, la comunità scientifica sembrava non accorgersi del pericolo dell’invasione di prodotti zuccherini.


Una posizione tardiva

Come spiega ancora Berrino, «Negli ambienti scientifici prevaleva l’idea che lo zucchero non fosse un determinante importante dell’obesità e comunque non lo si poteva sostenere perché mancavano prove scientifiche decisive. I grandi studi che indagavano sul consumo alimentare intervistando un campione della popolazione, infatti, riscontravano generalmente che le persone grasse mangiavano meno zucchero delle magre. Ergo lo zucchero non fa ingrassare.

In realtà gli scienziati sono ingenui più dei bambini (e talvolta questa ingenuità è alimentata da conflitti di interesse). Ci voleva poco a insospettirsi di questi risultati. Bastava considerare che negli stessi studi le persone grasse risultavano consumare più saccarina o altri dolcificanti non calorici. Era forse sufficiente a concludere che la saccarina fa ingrassare? In realtà le persone grasse cercano di mangiare meno zucchero (o almeno dichiarano di farlo) perché sono meno ingenue degli scienziati, sanno bene che lo zucchero fa ingrassare. Le persone obese, inoltre, tendono a rispondere ai questionari alimentari dicendo quello che dovrebbero mangiare, piuttosto di quello che mangiano effettivamente, per cui sembra che mangino meno zucchero.

Per convincere il mondo scientifico furono necessari studi prospettici in cui si indagasse sul consumo alimentare di persone non ancora ingrassate, che non avessero quindi motivi di modificare la loro alimentazione (o di mentire a se stesse)». E quali furono gli studi che diedero una svolta nell’atteggiamento della ricerca? «Il primo studio», continua Berrino, «fu pubblicato nel 2001 e mostrò con grande evidenza che la prima causa di obesità dei bambini americani è il consumo abituale di bevande gassate e zuccherate. Seguirono numerosi studi prospettici che ne confermarono le osservazioni anche negli adulti ed evidenziarono inoltre come causa importante di obesità la frequentazione dei fast food.

L’Organizzazione mondiale della sanità propose di diffondere la raccomandazione di contenere il consumo di zucchero entro il 10 per cento delle calorie totali (circa 50 grammi di zucchero al giorno per un uomo che consumi 2.000 calorie) e fu subito guerra, perché basterebbero due coche o aranciate al giorno per superare il 10 per cento. Le grandi corporation alimentari, quindi, insorsero sostenendo che la raccomandazione non fosse basata su prove scientifiche e fecero pressioni politiche tali che l’Oms fu costretta a edulcorare (sic) la raccomandazione con quella più generica di ridurre il consumo di zucchero».
Ad avvalorare la ricostruzione di Berrino è ancora l’articolo di Nature che abbiamo citato, in cui si afferma che il consumo di zucchero resta pericoloso perché spesso non è associato all’obesità. E proprio per questo, si tende a sottovalutarlo o a ignorarlo completamente.

Crea dipendenza

Tra l’altro, il consumo costante di zucchero può creare dipendenza. Un consumo eccessivo fa scattare segnali ormonali che riducono il senso di sazietà portando quindi a mangiare di più e a tendere all’obesità. Ma un altro effetto è quello che si ha sulla dopanima, che è simile alle droghe: produce una diminuzione del piacere di aver consumato cibo e quindi spinge a consumarne di più.

Di fatto, già da qualche anno, il Fondo mondiale della ricerca sul cancro (Wcrf) invita a «Limitare il consumo di cibi ad alta densità calorica ed evitare il consumo di bevande zuccherate». Gli alimenti ad alta densità calorica sono quelli che contengono molto grasso e zucchero; le bevande zuccherate spaziano dalle bibite gassate analcoliche agli amari e ai liquori. Questi alimenti fanno ingrassare e chi è grasso si ammala di più di vari tipi di tumore. Inoltre alterano il nostro ambiente endocrino facendo aumentare l’insulina. Queste alterazioni fanno aumentare il rischio di ammalarsi di tumore e di varie alte malattie croniche che affliggono le popolazioni ricche.

Come fare

Ridurne il consumo
Roberto Defez, ricercatore all’Istituto di genetica e biofisica al Cnr di Napoli, recentemente ha indicato in alcuni suoi interventi nei media nazionali le regole per diminuire il consumo di zucchero. Riassumiamo le principali.

Ricercare cibi meno dolci
Serve un grandissimo impegno culturale, perché tutto sta andando nella direzione opposta. Un esempio? La scomparsa dei mandarini in favore delle clementine: non è solo legato ai semi, la clementina è più dolce; oppure, l’aceto balsamico sta sostituendo sempre più l’aceto di vino.

Rimuovere le macchinette di bevande zuccherate
Soprattutto nelle scuole. Bisogna allenare le nuove generazioni perché questo impiego massiccio di zucchero ha una serie di effetti anche ormonali, sgradevoli e pericolosi. Una volta il fumo era tollerato e lo stesso l’alcol, adesso i divieti e le limitazioni sono dati invece per scontati. È necessario quindi cominciare una complessa battaglia culturale.

Aiutare le famiglie a limitarne il consumo a casa 
Per fare questo occorre promuovere una campagna informativa fortissima e una pubblicità alternativa. La gente è totalmente impreparata e pensa che di zucchero e sale, si possa disporre in maniera indiscriminata.

Chiedere all’industria di fare il primo passo
A volte le aziende generano nuovi desideri, è vero, ma prima di intervenire sull’industria occorre fare una battaglia culturale, innescare un messaggio sanitario che porti le persone a voler cambiare abitudini. A quel punto forse l’industria seguirà automaticamente gli indirizzi del mercato.

Fonte: Lega Vita e Salute


Scritto il  10 dic 2012 12:50  -  Link permanente

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